Cinema

Venezia: applausi per 'Un giorno perfetto' di Ozpetek

Venezia: applausi per 'Un giorno perfetto' di Ozpetek

Un breve applauso nella prima proiezione in anteprima per la stampa di "Un giorno perfetto", con la platea turbata dal tragico e intenso finale, ed un’accoglienza calorosissima in conferenza stampa, dove i giornalisti italiani e stranieri hanno tributato al regista e al cast un applauso scrosciante. Il film di Ferzan Ozpetek, primo italiano a scendere nell’arena del concorso, sembra aver convinto la critica, anche grazie all’intensissima interpretazione del protagonista Valerio Mastandrea e della convincente prova della coprotagonista Isabella Ferrari. La tiepidità della reazione della prima proiezione, influenzata anche dalla fuga in massa sul primo titolo di coda di molti giornalisti che dovevano raggiungere di corsa la proiezione del cortometraggio di Mario Monicelli in una sala attigua, è stata ampiamente compensata dal calorosissimo applauso con cui la delegazione del film è stata accolta nella sala delle conferenze stampa. Con "Un giorno perfetto", primo dei quattro italiani in gara a Venezia 65, il regista dei piccoli sentimenti quotidiani cambia registro e si misura con una storia familiare estrema e violenta, quella che cova e poi fa esplodere il poliziotto Antonio Buonocore (Valerio Mastandrea) che non si rassegna alla separazione dalla bella moglie Emma (Isabella Ferrari) e dai due figli Valentina (Nicole Murgia) e Kevin (Gabriele Paolino). «Mi attraeva questa cosa, questo cambio di registro», ha detto Ozpetek alla conferenza stampa ufficiale del film. «La sceneggiatura di Sandro Petraglia mi ha colpito molto, poi ho letto il romanzo di Melania Mazzucco, ho avuto allo stesso tempo paura e attrazione di questa violenza, sentivo che era per me un cambiamento ma alla fine mi sono lasciato andare senza chiedermi troppe cose». «Dopo aver letto il romanzo di Melania Mazzucco - ha detto Isabella Ferrari - ho sperato che prima o poi qualcuno ci facesse un film. Saputo del cast aperto da Ferzan, per la prima volta nella mia carriera mi sono candidata, gli ho mandato un sms per dire che volevo farlo anche se questo ruolo poteva essere fisicamente distante da me e che altre attrici erano in lizza. Sono arrivata sul set con una mia idea di Emma, Ferzan aveva la sua, le due si sono poi incontrate». Ha invece avuto bisogno di tutta la distanza possibile dal violento Buonocore, caposcorta del deputato Elio Fioravanti (Valerio Binasco), così disperatamente innamorato della moglie da non sapere contenere la sua furia gelosa, al punto di fare una strage di lui e dei due figli. «Ferzan cercava quotidianamente di non giudicare questo personaggio, diceva che bisognava provare tenerezza, diceva di non condannarlo. Io invece lo volevo condannare, mi sentivo eticamente distante da lui e se avessi avuto figli non avrei accettato il film. Per tutta la lavorazione io e Ferzan eravamo su due binari paralleli e a film finito e visto ho capito che il giudizio più importante che viene fuori è uno solo: stiamo parlando della razza umana, la cosa più affascinate e più terribile che si possa raccontare». Tra le scene cruciali del film c’è un tentativo disperato di far tornare con lui la moglie usandole violenza in un canneto ai bordi del Tevere, scena per cui Ozpetek ha detto di essersi ispirato al Visconti di Rocco e i suoi fratelli. «Provo sempre pudore nel raccontare una scena - ha spiegato Isabella Ferrari - in questo caso mi è bastato guardare negli occhi Valerio per avere coraggio e fiducia in quello che stavo facendo». Mastandrea ha voluto «rimuovere molte cose di quella scena. Ricordo tanto silenzio e rispetto non solo per noi ma per chi certe cose le ha vissute veramente, per questo cercavo anche di sdrammatizzare, di far ridere Isabella. Il cinema è una cosa seria ma non poi così tanto». Il personaggio di Antonio Buonocore «ha una violenza cerebrale che è la più difficile da interpretare - ha aggiunto Mastandrea, reduce dal set del nuovo film di Giuseppe Piccioni Il premio - mi sono difeso non immedesimandomi mai perchè non volevo essere risucchiato da questo personaggio, sarei impazzito». Il romanzo della Mazzucco (Rizzoli), «è molto più violento del film. Mi sarebbe stato quasi insopportabile da guardare», ha spiegato Ozpetek, mentre la scrittrice aveva chiesto una sola cosa, il rispetto per il finale che pur nella tragedia è di speranza. Nel film ci sono molte più donne del libro, «ne viene fuori un’esplorazione del mondo femminile molto affascinante», ha commentato la Mazzucco. Tra di loro, Monica Guerritore, la professoressa di Valentina (nel film è un insegnante omosessuale) «che diventa per Emma nella notte in cui accade tutto, il lago in cui specchiare il proprio disagio e la propria solitudine». C’è poi Nicole Grimaudo, la moglie del deputato, «che vive in una cella dorata dalla quale non riesce a scappare, vivendo uno stato di fragilità e di mancanza di coraggio». E Stefania Sandrelli, la madre di Emma, «personaggio che avrei voluto e potuto interpretare anni addietro». Fonte: La Stampa